Viaggio nel Sulcis Iglesiente: quali spiagge vedere, cosa fare e cosa mangiare

Sulcis Iglesiente

Viaggio nel Sulcis Iglesiente: quali spiagge vedere, cosa fare e cosa mangiare

Ho sempre trovato curioso che i sardi chiamino la penisola italiana “continente”, quando a me sembra che la Sardegna sia essa stessa un continente. È un ecosistema culturale, naturalistico e umano che ha in sé tutta la complessità e le sfaccettature di un piccolo continente. Nessun viaggio in Sardegna è mai uguale al precedente, non troverete un paesaggio uguale all’altro attraversandola, e se allenate l’orecchio apprezzerete la diversità dei suoi accenti. Le vocali aperte e chiuse, le consonanti doppie più doppie, e l’ironia un po’ pungente che condividono, mi pare, con i miei conterranei.

Magari sono io, che vivo di entusiasmi e mi struggo davanti alla bellezza di cose all’apparenza insignificanti. Magari è la Sardegna, che ogni volta mi stupisce e sfugge ad ogni tentativo di stereotipizzazione.

Questo viaggio nel Sulcis Iglesiente, la zona a Sud Ovest dell’isola, arriva dopo un anno di grande fatica; e magari è stata la consapevolezza che niente è poi scontato, quella consapevolezza che ci è passata sopra come un uragano negli ultimi 18 mesi, a rendere tutto così cristallino. Chissà.

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Qui provo a dare qualche consiglio per chi vuole conoscere e visitare quest’area ancora poco conosciuta dal turismo di massa, per fortuna. Ci trovate spiagge, villaggi, negozi e cose buone da mangiare. E le fonti preziose da seguire per scoprire qualcosa di più su questa terra.

Sulcis Iglesiente

La spiaggia di Coa Quaddus a Sant’Antioco

Sulcis Iglesiente: dov’è e come ci si arriva

Il Sulcis e l’Iglesiente sono le due aree della Sardegna sud occidentale che corrispondono all’incirca alla provincia di Carbonia Iglesias. Sono in realtà due aree distinte ma con molti tratti in comune: il Sulcis corrisponde all’area di influenza dell’antica Sulky, la città fondata dai fenici sull’isola di S. Antioco, ed è sostanzialmente l’angolo in basso a destra dell’isola sarda; l’Iglesiente si trova più a nord e come si può facilmente intuire ha a che fare con l’area di influenza della città di Iglesias.

Entrambe le zone hanno diversi aspetti culturali ad accomunarle, il più significativo dei quali, probabilmente, è il passato minerario ed estrattivo: tutta questa parte di Sardegna, infatti, è stata sfruttata sin dai tempi dei romani per l’estrazione metallifera e, dopo la rivoluzione industriale – e soprattutto dall’avvento del Fascismo in poi – per le attività minerarie legate al carbone. Ecco perché, dagli anni ’70 in poi, con il declino del settore e lo spostamento di questo tipo di attività in paesi in via di sviluppo – per i motivi che si possono facilmente intuire – questa parte d’Italia ha subito un declino economico e identitario che solo in parte sono stati impattati dall’industria turistica e dei servizi. È qualcosa di visibile a occhio nudo e quindi ve lo dico: se state cercando il glamour smeraldino della costa nord, andate altrove.

Se vi piacciono invece i paesaggi selvaggi, se non vi fanno paura gli angoli decadenti e le miniere abbandonate, e soprattutto se volete capire qualcosa della storia di quest’isola, ma anche di tutta l’Italia, non perdete l’occasione di un viaggio qui.

E a proposito, per arrivarci le strade (uno questo termine improprio) sono quelle canoniche:

  • aereo fino a Cagliari, e qui affitto di un’auto che è imprescindibile per visitare spiagge e luoghi d’interesse
  • traghetto fino a Olbia o Porto Torres e traversata in auto sulla mitica SS131 Carlo Felice, se partite dal Nord Italia, o fino a Cagliari se partite da un porto che serve questa tratta

(Noi abbiamo fatto entrambe le cose, dividendoci: io in auto e traghetto, mio marito e le bambine in aereo.)

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Le saline di Sant’Antioco

Le spiagge del Sulcis Iglesiente

Cominciamo dalle spiagge, perché siamo pur sempre in Sardegna e l’estate vogliamo passarla almeno un po’ in ammollo! E appunto, siamo in Sardegna quindi il mare è pressoché una garanzia di acque cristalline e trasparenti.

Una delle cose che più mi piace della Sardegna è che – a differenza di quanto accade per esempio dalle mie parti – la maggior parte delle spiagge sono libere (di solito si paga il parcheggio, con tariffe che vanno dai 4 ai 7/8 euro per la giornata e ci sono bar e chioschi per mangiare e bere). Quindi armiamoci di ombrellone e teli da mare, per scoprire le spiagge che mi sono piaciute di più tra quelle che ho visto (per principio cambio spiaggia ogni giorno):

  • Is Arenas Biancas a Porto Pino: un sito naturalistico meraviglioso, a cui si accede attraversando stagni popolati da aironi e fenicotteri. Le dune bianchissime sono alte diversi metri e formano un paesaggio unico.
  • Coa Quaddus e Cala Sapone a Sant’Antioco: bellissime insenature protette, dove si possono fare bagni in sicurezza e godere del paesaggio circostante
  • Una piccola caletta tra Piscinnì e Tuerredda (dove l’accesso è limitato e ad agosto si trova posto solo alle 6 di mattina), che è circa qui: è stato un bellissimo e sorprendente ripiego, con sassolini bianchi e scogli perfetti per lo snorkeling. Tutta la provinciale SP71 è magnifica, da percorrere con calma.
  • Spiaggia di Masua con annesso giro in barca per vedere il faraglione Pan di Zucchero, il piccolo gioiello ingegneristico che è Porto Flavia e Cala Domestica: piccola e deliziosa, sicuramente da rivedere fuori stagione con meno folla ma comunque stupenda. Il giro in barca merita davvero. Anche qui, strada panoramica (SP83) mozzafiato e spettrale, tra stabilimenti fantasma e miniere abbandonate.
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Una caletta lungo la SP83

Cosa vedere, dove andare (e un po’ di shopping) nel Sulcis Iglesiente

Se non vi accontentate del mare e volete aggiungere cultura e storia al vostro viaggio – cosa che io consiglio di fare – ecco alcuni luoghi da non perdere:

  • L’isola di Sant’Antioco: isola nell’isola, raggiungibile con un ponte che attraversa un bellissimo stagno. Ha una sua identità orgogliosamente ribadita, è ricca di stradine e vestigia culturali come la necropoli punica e il museo archeologico. Fuori dalla cittadina principale, merita una visita Calasetta con le sue case bianche e il piccolo porto, oltre alle spiagge che già vi citavo.
  • L’isola di San Pietro e Carloforte: da Calasetta in mezz’ora di traghetto si arriva a Carloforte, capoluogo dell’isola di San Pietro. Qui da secoli vive una popolazione di origine tabarchina, ovvero liguri che avevano colonizzato le coste di Tabarka, in Tunisia, prima di esserne scacciati nel XV secolo. Per una genovese come me era una tappa imprescindibile, e un po’ mi sono emozionata a leggere i cartelli in dialetto, a ritrovare il pesto, le trofie e la focaccia in un lembo di Mediterraneo così a sud. Da non perdere il giro dell’isola che potete fare in macchina o in motorino, ma anche in bicicletta.
  • Il museo del carbone a Carbonia: nell’unica mezza giornata di pioggia siamo andati a visitare, senza troppe aspettative per la verità, questo museo che è uno dei tanti siti ex minerari riconvertiti della zona. È stata una visita molto toccante e davvero utile e interessante per capire il passato di fatica, sfruttamento, dolore di questo mestiere. Io direi che merita una tappa senza dubbio.
  • Iglesias: questa cittadina un po’ decadente (che per me è una cosa assolutamente positiva), dove pare di essere in Spagna a ogni angolo, mi ha sorpreso molto positivamente. Vivace, colorata, molto poco Instagram e molto vera. Da visitare all’orario dell’aperitivo per perdersi tra vicoli e bar di altri tempi, e fare shopping di artigianato sardo contemporaneo da S’Art – Il filo dell’arte, imperdibile.
  • Tratalias e Sant’Anna Arresi: a Tratalias il tempo si è fermato negli anni ’60, quando la costruzione di una vicina diga ha progressivamente reso inabitabili le case del centro storico. Ora che gli abitanti da decenni vivono in un’adiacente new town, le case medievali sono state restaurate grazie a fondi europei per la cultura ed è possibile visitare questo piccolo borgo, insieme alla cattedrale, grazie al lavoro delle guide del Museo del Territorio. Un po’ set cinematografico, un po’ quadro di De Chirico, merita assolutamente una sosta. Così come il paese di Sant’Anna Arresi, poco distante, dove c’è un nuraghe conservato molto bene proprio al centro del paese, accanto alla chiesa (purtroppo non è visitabile all’interno). A Sant’Anna trovate anche il laboratorio di Carlottinalab, artigiana che produce borse, zaini e astucci in pelle e tessuti coloratissimi: mentirei se dicessi che non ne ho comprata una!

Il centro storico di Tratalias

Cosa mangiare e dove tra Sulcis, Sant’Antioco e Iglesias

Perché nessuno ci dice mai che in Sardegna si mangia così bene? Io ammetto che temevo di trovare poca scelta dal momento che non mangio carne (nei miei ultimi viaggi ero ancora carnivora), ma ho dovuto ricredermi. Ecco i miei preferiti:

  • Il pane meriterebbe un post a sé. Non credo ci siano tante altre regioni italiane che possano vantare la stessa tradizione panaria della Sardegna, che ha persino un suo tipo specifico di lievito madre, su frammentu, con cui si produce tra l’altro il pane crivaxiu, tipico di questa zona. Insomma, non di solo Carasau vive l’uomo o la donna, ma anche di spianata, pane pistoccu, pergamena… l’ho detto, ci si può scrivere un post. Ogni paese ha uno o più panifici, che producono il loro pane, diverso da ogni altro, di solito in forno a legna. Se però non volete rinunciare ad essere un po’ hipster anche in vacanza, dirigetevi senza indugio al Panificio Calabrò di Sant’Antioco, dove oltre al pane e alle specialità tradizionali come il mustazzeddu troverete anche ottimi croissant e danish da far girare la testa. Potete comprare anche alcuni prodotti locali selezionati e di qualità.
  • La verdura: e io che avevo paura di trovare solo maialetti arrosto. Nel panorama degli agriturismi i piatti di carne sono spesso inevitabili, ed è un peccato perché la verdura che cresce qui meriterebbe ben altri onori, invece che essere relegata a semplice contorno. Noi per fortuna abbiamo trovato a due passi da casa l’Agriturismo Sa Reina, a Masainas, dove Samuel e la sua famiglia coltivano con l’approccio biodinamico e offrono anche un menu per vegetariani. Un agriturismo vero, non un ristorante travestito: sembra di essere in famiglia, anche come porzioni. Si torna a casa sazi e felici.
  • Pizza e birre artigianali: in questa zona della Sardegna ci sono alcuni dei più interessanti birrifici della regione. E, ad accompagnare delle buone pinte – o forse era il contrario? – ottime pizze vagamente gourmet. Due indirizzi da non perdere: Rubiu, a Sant’Antioco, birrificio con pizzeria, e Sa Matracca, a Iglesias, dove le ottime pizze possono essere mangiate bevendoci sopra una birra realizzata in esclusiva dal birrificio Chemu di Cagliari.
  • Vino: “forse non tutti sanno che” qui si produce un vino autoctono, il Carignano, e anche che la viticoltura è sempre più fiorente nonostante i terreni sabbiosi e non proprio agevoli. In nomen omen, Tenuta La Sabbiosa è una piccola azienda agricola di Sant’Antioco che produce una varietà di vini – tra cui alcuni biologici – utilizzando tecniche manuali e tradizionali. Se volete assaggiarli, la migliore occasione è uno degli aperitivi che vengono organizzati d’estate la domenica sera insieme al Panificio Calabrò. Sogno.

Sulcis Iglesiente

I profili da seguire prima di un viaggio in Sardegna

Se sei una di quelle persone (spero di sì) a cui piace informarsi prima di partire, ecco i profili da seguire per saperne di più su questa zona e sulla Sardegna in generale. Per me sono state preziosissime fonti di informazioni e anche delle belle conoscenze!

  • Stefania Gambella, oltre ad essere una bravissima fotografa e creator è proprio di questa zona e mi ha dato alcuni ottimi suggerimenti.
  • Jessica Cani, che ha il cuore proprio nel Sulcis e sul suo profilo racconta egregiamente la sua terra, i suoi piatti, gli angoli più belli da scoprire.
  • Tostoini che di Sardegna non parla spesso, ma mi ha dato tantissimi consigli (personalizzati!) sulla zona e poi se non conoscete il Lamentino non possiamo essere amici.